Un tema di qualche tempo fa (scritto in un momento di furia "sacra").
Le nuove povertà
Il ventesimo e
il ventunesimo secolo sono caratterizzati da una serie di eventi dalla portata
epocale mai avvenuti prima, come le due Guerre Mondiali, e da una serie di
cambiamenti innescati alla fine del diciottesimo secolo con la Prima Rivoluzione
Industriale che hanno scosso e modificato in maniera radicale la struttura
sociale, economica, politica e culturale dell’Europa e del mondo.
Al contrario
dei secoli precedenti, i cambiamenti a livello culturale del secolo scorso e di
quello attuale sono molto più veloci e “profondi”, tanto che chiunque mi
potrebbe tranquillamente dire che tra gli anni ’70 e gli anni ’80 si notano già
grandi differenze. Ma come per ogni cambiamento, e in questo caso si potrebbe quasi
parlare di una rivoluzione, ci si domanda se questi cambiamenti siano stati o
positivi o meno. Ovviamente parlerò soprattutto dell’Italia, visto che la
situazione dell’Europa o del mondo in generale è diversa ed estremamente
complicata.
A dir la verità,
io non voglio parlare dei cambiamenti a livello economico o sociale nella
penisola italiana o nel continente europeo, perché non ne ho le competenze, non
sono ben informato e per questo rischierei di scrivere qualcosa di estremamente
vago ed insipido. I matrimoni tra persone dello stesso sesso e la fecondazione
assistita, per esempio, sono tematiche ampiamente dibattute e attuali, ma,
anche se mi dichiaro a favore di tutte e due, ho paura di scrivere qualcosa di
banale per un argomento che richiede un certo livello d’informazione e una
certa dose di tesi convincenti. Quello di cui voglio parlare è la situazione
culturale e morale dell’Italia, soprattutto quella dei giovani che vedo e in
cui vivo (e sopravvivo) tutti i giorni.
Partiamo da una
piccola premessa: credo fermamente che una povertà morale porti quasi sempre ad
una povertà culturale, e viceversa. Essere abituati a leggere insegna qualcosa:
non so molto sulla vita, sono un quasi diciottenne inesperto; ma quelle poche
cose che so le ho imparate su quei libri che m’hanno fatto sognare e una vita
senza libri per me è una vita vuota. Ed avere una bassezza morale accentuata
non ti porta spesso ad essere un uomo di cultura, come si può constatare da
alcuni personaggi di spicco come politici corrotti che non sanno citare il
primo articolo della Costituzione o celebrità che “il congiuntivo, questo
sconosciuto”.
”Tutti senza credito ma con l’iPhone. Ragazze disoccupate con le mani in testa e le unghie rigorosamente ricostruite. Gente che piange miseria nelle migliori discoteche.
L’unica crisi che vedo è di valori.” Questo è quello che scrive un ragazzo su Internet e credo che esprima bene la situazione generale dell’Italia. La crisi economica c’è e si sente, ma questa crisi di valori ce la stiamo portando dietro da troppo tempo. Quello che vedo tra i miei coetanei è soprattutto l’ostentazione di “valori” che valori non sono e la classificazione delle persone: non hai vestiti di marca? “Sei fuori moda”. Ti fidi di poche persone? “Sei un asociale”. Non vai in discoteca, non ti droghi, non bevi e non fumi? “Stammi lontano, non abbia a contagiarmi!”. Sabato sera passato in casa? “Ma come diavolo hai fatto?!?”. Non hai una ragazza? “Peggio della peste, o sei sfigato o sei frocio”. L’ostentazione è una cosa che non sopporto che utilizzo il meno possibile, ma se dovessi per forza vantarmi di qualcosa mi vanterei di non avere la maggior parte quelle convinzioni e convenzioni sociali assolutamente immotivate e nocive di cui tante persone non possono fare a meno. La classificazione e la conseguente emarginazione poi sono tipiche delle piccole menti: o sei bianco o sei nero, o “sei simpatico e sei il mio migliore amico” oppure “ti odio e spero tu crepi”. Ovviamente variano a seconda del fattore COMODITA’, e qui subentra l’ipocrisia: mi sono ritrovato spesso con delle persone che mi parlavano alle spalle dicendo peste e corna ma che mi rivolgevano il sorriso e che mi chiedevano dei favori, tipo studiare con loro o passare gli appunti (e stranamente, sono sempre occupato e i miei appunti sono schemi troppo sintetici per loro).
Per quanto
riguarda la povertà culturale bisogna dividerla in due categorie: semplice
ignoranza, come mancanza d’informazione e di sapere, e l’informazione
manipolata. La prima è molto semplice da risolvere, basta un po’ di umiltà e voglia
d’imparare; la seconda è molto più difficile ed è quella che mi fa più paura. Le
notizie più scomode vengono censurate, si parla solo di quello che ci fa comodo.
E diventa molto più facile governare un Paese di ignoranti e portarlo al suo
collasso. Distruggendo l’istruzione e la sanità.
Ho paura. Ho
paura di questo Paese che non si accorge del rischio che sta passando, di
questo Paese che sta attraversando una crisi a tutto campo e fa poco per
rimettersi in piedi; di questo Paese che ha enormi potenzialità ma che non le
sfrutta al massimo.
Ho paura e sono indeciso: resto a combattere per un Paese che praticamente mi rema contro, oppure me ne vado e cerco nuove strade?
Non lo so. Ma per ora continuerò a fare le tre cose più rivoluzionarie e anticonformiste di questo periodo: leggere, informarmi e studiare.
Ho paura e sono indeciso: resto a combattere per un Paese che praticamente mi rema contro, oppure me ne vado e cerco nuove strade?
Non lo so. Ma per ora continuerò a fare le tre cose più rivoluzionarie e anticonformiste di questo periodo: leggere, informarmi e studiare.